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Il villaggio di capanne con il nuraghe La Prisgiona, un luogo di culto nascosto tra i lecci come il tempio di Malchittu e grandi monumenti funerari come la tomba dei giganti di Coddu Ecchju: questi sono solo alcuni dei luoghi del nostro viaggio senza tempo nel Nord Sardegna. Tutti vicini a Cannigione e al Resort Cala di Falco.
Ricchi di fascino e mistero, i siti archeologici sparsi nel territorio di Arzachena sono tantissimi. Dal lontano neolitico fino all’età del bronzo medio, le culture che hanno vissuto in quest’area della Gallura hanno lasciato importanti resti del loro passaggio.
Tra le colline che si estendono a pochi chilometri dalla mondana Costa Smeralda, tra caratteristici vigneti di vermentino, si incontrano i resti dell’antica e potente civiltà nuragica. Risalente all’età del bronzo, fra il XIV ed il VII secolo a.C, questo complesso architettonico è costituito da una fortezza centrale e da un villaggio di capanne, di cui ora rimangono solo le basi di pietra dalla forma circolare.
Originariamente ognuna di esse, sormontata da una cupola di legno e da frasche, era la casa di un nucleo familiare o la sede di qualche attività produttiva, utilizzata ad esempio per la fabbricazione della ceramica o per la produzione del pane.
Procedendo verso l’interno dell’insediamento i massi diventano sempre più ordinati. Una volta arrivati nel suo centro ci si trova davanti alla fortezza, dove un ampio murale si innalza a circondare la torre centrale inglobando le due torrette laterali. Oltre alle torri, all’interno del recinto di pietra si trova un vasto giardino dove un pozzo profondo ben sette metri è ancora attivo. Proprio qui son state ritrovate antiche testimonianze della vita quotidiana dell’epoca, come strumenti per la filatura, olle, fornelli e tegami.
Affianco alla fonte è poi presente “la capanna delle riunioni”, una costruzione che aveva un ruolo diverso da tutte le altre capanne del villaggio: al suo interno si riunivano tutte le personalità influenti della città, per motivi comunitari, politici o religiosi. Anche qui sono stati rinvenuti diversi strumenti e tra i più importanti: una brocca alta mezzo metro con forma e decorazioni inconsuete, che si pensa venisse utilizzata durante le cerimonie per distillare una bevanda speciale e per abbeverarne i partecipanti; diverse piccole brocche contenenti tracce di vino, testimonianza di quella che è la plurimillenaria tradizione vinicola dell’isola.
Per chi volesse abbinare l’attività fisica a quella culturale, vi consigliamo l’escursione al Tempio di Malchittu. Percorrerete un sentiero, a circa 2 chilometri da Arzachena, che si snoda per 25 minuti in mezzo alla campagna aperta, tra grandi lecci che fanno ombra durante il cammino. L’escursione è anche l’occasione per scoprire i tafoni, anfratti tra le rocce tipici della Gallura creati dall’erosione dell’acqua e del vento che in età preistorica venivano utilizzati come abitazioni o luoghi di sepoltura.
Conclusa la salita, troverete di fronte a voi questa struttura architettonica edificata attorno al 1600 A.C, immersa nella macchia mediterranea, circondata da rocce in mezzo a due alture granitiche. Per entrare si deve camminare lungo l’atrio di forma quadrangolare e poi attraversare l’ingresso con frontoncino. All’interno della camera principale, dalla forma rettangolare leggermente arrotondata, è possibile vedere i resti di sedili, banconi e nicchie. Si tratta di un luogo ricco di fascino, mistero e che vi lascerà carichi di meraviglia, non solo per la sacralità del luogo, ma soprattutto per le ottime condizioni, dopo quasi 4000 anni. Ciliegina sulla torta è lo scenografico leccio cresciuto all’interno della camera, che si solleva oltre la muratura.
Questo circolo funerario è il più antico sito archeologico del comune di Arzachena, risalente a circa 6000 anni fa. Un’importante testimonianza della cultura neolitica che, sull’isola, sembra essere diffusa soltanto in Gallura e in particolare nell’area di Arzachena. Fuori dai confini della Sardegna circoli megalitici simili sono state trovati anche nella Corsica meridionale e nell’area pirenaica francese e spagnola.
La necropoli è composta da circoli funerari, ognuno composto da pietre conficcate nel terreno a formare quattro cerchi con un diametro che varia dai 5 agli 8 metri. Un tempo i circoli contenevano ammassi di pietre e terra che apparivano come delle collinette. Ognuna di queste, conteneva un cassone litico con all’interno uno o due defunti rannicchiati e colorati di ocra rossa (il rosso era considerato il simbolo della rigenerazione). Con i defunti veniva sepolto il corredo, in questo caso di grande valore, il che fa pensare fossero personaggi di spicco nella società, probabilmente guerrieri.
Una volta conclusa la visita al sito archeologico Li Muri vale la pena andare a visitare anche le vicine Tombe dei Giganti.
Un nome nato dalla fantasia popolare e utilizzato per indicare questi edifici di grandi dimensioni che si riteneva fossero destinati ad accogliere dei giganti. Se ne conoscono circa 800 sparsi in tutta l’isola, ma il numero di questi sepolcri collettivi risalenti all’età nuragica doveva essere molto maggiore.
Nei dintorni di Cannigione è possibile visitare la tomba dei giganti di Li Lolghi: in cima a un colle, la posizione la rende particolarmente suggestiva anche vista da lontano. Le sue origini risalgono alla prima età del bronzo (1800 a.C circa), poi ampliata tra il 1600 e il 1400, con l’aggiunta del corridoio sepolcrale e l’esedra di 14 lastre di pietra, di cui la più alta, quella centrale, raggiunge i 4 metri.
Questi edifici si caratterizzano infatti per un lungo corridoio dove venivano sepolti i defunti e da una facciata semicircolare (esedra), dove la comunità svolgeva dei rituali in onore dei propri antenati. Sul fondo della lastra centrale, da una fessura venivano introdotte delle offerte all’interno della tomba.
Anche la Tomba dei giganti di Coddu Ecchju sembra aver vissuto diverse fasi. La prima intorno al 1800 a.C. e la seconda nel periodo compreso tra il 1600 e il 1400 a.C., quando vennero aggiunte la stele e l’esedra. Quella centrale, con i suoi 4,40 metri è la più alta rinvenuta fino ad ora in Sardegna!
Insomma, preparatevi ad un tour incredibile, un tuffo nella storia, una delle più antiche al mondo, alla scoperta della Sardegna più affascinante e misteriosa, un mix di sacro e profano che vi lascerà a bocca aperta. Luoghi assolutamente da non perdere durante la vostra vacanza al Resort Cala di Falco.